Terremoto in Emilia, Ordine Geologi del Veneto: “Il nostro territorio è fragile e va tenuto sotto controllo

Ultima modifica: 18 Gennaio 2019

L’evento sismico di magnitudo Ml 4.6 localizzato a 11 km di distanza da Ravenna, ad una profondità di 25 km (dati INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), avvenuto alle 00.03 di questa notte ci ricorda ancora una volta che il territorio italiano è sismicamente vulnerabile e anche il Veneto non è esente dal rischio sismico. Come indicato oggi da INGV  “la sismicità storica dell’area non riporta eventi significativi dove si è verificata la scossa, ma nelle aree circostanti si sono avuti terremoti superiori a magnitudo 5″. Il sisma è stato percepito distintamente in Veneto ed è questa l’occasione per ribadire l’importanza della conoscenza e della memoria storica di eventi che periodicamente si ripetono a scala temporale geologica e non umana.

Effetti percepiti del terremoto in scala MCS dai questionari su web – da haisentitoilterremoto.it – INGV

La fascia pedemontana asolana così come l’Alpago sono stati colpiti in tempi storici (1695 il primo e 1873 il secondo) da sismi importanti con magnitudo compresa tra 6 e 6.5 gradi, così come il territorio veronese nel 1117 ha subito un terremoto di magnitudo Ml 6.5. Non dimentichiamo il terremoto del vicino Friuli del 1976 che ha coinvolto “strutture geologiche” collegate a quelle bellunesi. Sembrano tempi lontanissimi in realtà è meglio iniziare a utilizzare una diversa chiave di lettura.

Gli studi dimostrano che è plausibile che i terremoti si possano ripetere con intervalli stimabili in 200-300 anni. In quest’ottica le aree attualmente identificate a rischio sismico vanno tenute sotto controllo. E’ indiscutibile la competenza geologica nella conoscenza della caratteristiche del sottosuolo, come fondamentale è individuare con appositi e dedicati studi le caratteristiche del sottosuolo che possono contribuire all’amplificazione dell’effetto del sisma: i cosiddetti “effetti di sito”, individuabili esclusivamente con adeguati studi di carattere geologico.
La Regione Emilia Romagna in seguito al terremoto del 2012 ha provveduto ad effettuare approfonditi studi di microzonazione sismica e ha aggiornato le mappe del rischio sismico. La cartografia emiliana suggerisce pericolosità che interessano anche alcuni territori veneti, in aree di confine, di fatto però la cartografia veneta non è stata aggiornata, riportando valori di pericolosità sismica non adeguati alle ultime conoscenze. Ricordiamoci che il confine amministrativo non coincide col confine geologico!

L’Ordine dei Geologi del Veneto, già attivamente impegnato per la sensibilizzazione e divulgazione della cultura geologica, tanto spesso nominata ma troppo spesso non attuata, si sta adoperando in una campagna a favore della PREVENZIONE che, nel caso in questione, significa aggiornare le mappe di rischio sismico effettuando studi specifici senza attendere di doverlo fare in emergenza, ovvero a seguito di un evento sismico importante.
Osservando la carta del rischio sismico, in cui i colori più intensi (tonalità del rosso e viola) evidenziano zone a maggior rischio sismico, concludiamo la necessità di monitoraggio e prevenzione anche nel territorio regionale.

Carta dell’accelerazione attesa al suolo – Evidenziato l’epicentro del sisma di Ravenna. Elaborazione OGRV

E’ quindi indispensabile, in un’ottica di prevenzione avviare concretamente  anche nella nostra regione un piano programmato di approfondimento e aggiornamento degli studi specifici a carattere geologico e sismico, in quest’ottica la competenza geologica assume un ruolo a salvaguardia della pubblica utilità.

Il nostro territorio è fragile, in continua evoluzione e modificazione  dal punto di vista sismico ma anche  idrogeologico. Ricordiamo che solo qualche mese fa, a seguito degli intensi eventi metereologici che hanno colpito con ingentissimi danni le aree montuose delle provincie di Belluno e Vicenza,  oltre all’abbattimento del patrimonio forestale si sono registrati anche diffusissimi fenomeni di dissesto che hanno interessato infrastrutture viarie principali e secondarie, erosioni spondali e accumuli rilasciati dal trasporto dei torrenti ingrossati dalle intense precipitazioni.

E’ evidente il segnale che la “natura” ci trasferisce e che dobbiamo raccogliere potenziando o, purtroppo in alcuni casi, attivando ex-novo studi e approfondimenti tecnici di carattere geologico che sono l’indispensabile supporto alla programmazione della prevenzione a tutela del territorio, del patrimonio pubblico e privato e per l’incolumità dei cittadini.

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